Colle Val d’Elsa: la capitale italiana del cristallo

Non tutti sanno che dalla cittadina senese proviene il 15% delcristallo mondiale e il 95 di quello italiano

 

E’ nel 1820, per iniziativa del francese François Mathis, nasce la prima vetreria dell’epoca moderna, mentre nel 1855, ad iniziativa di Stefano Masson, un savoiardo trapiantato a Colle, nascono le Ferriere Masson. Nel 1870 il Comune di Colle contava circa 8.500 abitanti e di questi oltre 1.400 erano impiegati nell’industria e nelle imprese artigianali. Colle diventa quindi uno dei maggiori centri industriali della Toscana Le Ferriere Masson danno lavoro a centinaia di operai e sono uno dei principali poli siderurgici della Regione Il comparto vetrario che dal Mathis era nel frattempo passato nelle mani di un industriale bavarese, G.B. Schmid, ha uno sviluppo continuo, grazie soprattutto all’abilità dei maestri vetrai che si faranno valere in campo nazionale. Nasce in quegli anni un’altra azienda storica, la Fonderia Bertini, vi sono cartiere, lanifici, pastifici, ceramiche e nascono aziende che operano in tanti altri settori. Le esigenze delle industrie fanno nascere la “Banca Popolare di Colle” nel 1868 e la Scuola Professionale nel 1874, che ha enormemente contribuito a formare maestranze ed imprenditori anche fuori da Colle di Val d’Elsa e che è tuttora attiva.
Alla fine dell’Ottocento l’industria colligiana vive un periodo di crisi dovuto alla carenza di manodopera specializzata ed alla mancanza del necessario rinnovamento. A ciò si aggiungevano il sospetto con il quale i danarosi proprietari terrieri vedevano gli investimenti nell’industria e l’insufficiente collegamento alla rete dei trasporti (stradali e ferroviari) ed il timore della ricca borghesia ad intraprendere attività industriali in considerazione delle lotte operaie che iniziavano proprio in quegli anni. È del 1873 il primo sciopero a Colle di Val d’Elsa, dovuto alla minacciata riduzione delle paghe nella Ferriera Masson; numerosi erano anche gli infortuni sul lavoro. Anche all’inizio del XX secolo a Colle di Val d’Elsa, come nel resto del territorio nazionale, esplodono le lotte operaie dovute soprattutto alla paura che la sempre maggiore introduzione della meccanizzazione avrebbe portato a un massiccia disoccupazione; in più si inserirono le rivendicazioni salariali portate avanti dalla manodopera specializzata come erano i maestri vetrai. La fase di sviluppo industriale subisce poi un brusco colpo per la chiusura delle Ferriere, avvenuta nel 1905, e per le corpose ristrutturazioni delle vetrerie cittadine. Solo a partire dal 1921 con la Vetreria Boschi e la nascita di numerose altre attività artigianali ed industriali l’economia colligiana tornerà ad espandersi, pur con alti e bassi, dovuti anche alla crisi nel periodo tra le due guerre ed alla seconda guerra mondiale stessa. Nel dopoguerra (negli anni1947/48) 1.500 risultano impiegate nelle 43 industrie cittadine (di queste oltre 500 nella sola Vetreria Boschi) e ben 180 sono le imprese artigiane. Con la chiusura delle “Vetrerie Boschi” nel 1953, la situazione occupazionale della città si aggrava (nel 1951 erano ben 1.100 i disoccupati) e per sanarla non bastavano i successi del Lanificio Canovai, delle Officine Bertini e della Ceramica Vulcania, come di altre aziende cittadine. Contestualmente alla chiusura delle “Vetrerie Boschi” si ha però la nascita di altre aziende vetrarie, come la VITAC, la VAV e la CALB, cui se ne aggiunsero altre nel proseguio del tempo. Sarà infatti soprattutto la produzione del vetro prima e del cristallo poi, a caratterizzare l’attività industriale di Colle di Val d’Elsa che oggi è diventata la vera “Città del Cristallo” con circa il 15% di tutta la produzione mondiale ed oltre il 95% di quella italiana. Per l’importanza che riveste il settore è stato istituito il Museo del cristallo, unico nel suo genere in Italia.

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